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Le mie Specializzazioni

Psicoterapia della Gestalt

La psicoterapia della Gestalt applica un approccio olistico alla persona, concentrandosi su aspetti esistenziali ed esperienziali e sottolineando la responsabilità personale.​

 

La psicoterapia della Gestalt si concentra sull'esperienza dell'individuo nel momento presente "qui ed ora", sulla relazione psicologo-paziente, sui contesti ambientali e sociali della vita di una persona e sugli adattamenti auto-regolanti che le persone apportano a seguito della loro condizione generale.

 

Lo psicologo fonda l’intervento clinico sul sostegno delle “parti sane” e sulle risorse di cui dispone ciascun individuo per poter insieme superare l’impasse cioè una situazione in cui non gli arriva alcun aiuto dall’ambiente e il paziente pensa di non avere risorse in sé stesso per far fronte alla situazione.

 

Le sedute terapeutiche aiutano quindi il paziente a riscoprire la propria capacità innata di stare nel mondo, relazionarsi, scegliere e cambiare.

Gestalt Pshychotherapy

Terapia EMDR

L’EMDR (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) è una psicoterapia che consente alle persone di guarire dai sintomi e dal disagio emotivo che sono il risultato di esperienze di vita traumatiche.

 

L'EMDR è un trattamento psicoterapeutico scoperto nel 1989 dalla psicologa americana Francine Shapiro. Utilizzato in origine per alleviare lo stress associato ai ricordi traumatici ha ricevuto negli anni enormi supporti clinici coinvolgendo psicoterapeuti, ricercatori della salute mentale, neurofisiologi, ed è oggi considerato il trattamento validato d’elezione nel campo del trauma. Gli aspetti vincenti dell’EMDR sono la rapidità di intervento, l’efficacia e la possibilità di applicazione a persone di qualunque età, compresi i bambini.

 

Siamo esposti quotidianamente alla possibilità di vivere traumi psicologici. Esistono Traumi che si possono definire “con la T maiuscola”: sono ferite importanti che minacciano la nostra integrità, come calamità naturali, incidenti stradali, aggressioni, stupri, omicidi o suicidi di persone care, diagnosi infauste.

Ma vi sono anche traumi “con la t minuscola”, esperienze che sembrano oggettivamente poco rilevanti, ma che possono assumere un peso soprattutto se ripetute nel tempo o subite in momenti di particolare vulnerabilità o nell’infanzia. In queste fasi della vita umiliazioni, abbandoni, trascuratezza e paure possono lasciare il segno modificando i nostri atteggiamenti, le emozioni e le relazioni con gli altri nel corso della vita, ed imprimendosi anche in specifiche aeree del cervello.

 

Grazie alle proprie risorse e all’aiuto del prossimo, la maggioranza delle persone traumatizzate riesce recuperare un nuovo equilibrio, ma ci sono ferite che continuano a sanguinare anche a distanza di anni. Il trauma in questi casi è sempre presente, le sensazioni sono vive, e sembra che l’evento sia successo poche ore prima anche se risale a mesi o anni addietro. Sensazioni di insicurezza, mancanza di autostima, colpevolizzazioni, attacchi di panico e ansie sono gli strascichi più frequenti.

 

Cosa avviene in una seduta EMDR?

Inizialmente lo psicoterapeuta che ha ricevuto la specifica formazione in EMDR raccoglie la storia del paziente, identificando con lui gli eventi che hanno contribuito a sviluppare il problema: attacchi di panico, ansie, fobie. Questi sono i ricordi su cui si lavorerà insieme. Il paziente viene invitato a notare i pensieri, le sensazioni fisiche e immagini collegati con l’esperienza traumatica. Nel contempo il terapeuta gli fa compiere dei semplici movimenti oculari che hanno lo scopo di favorire una migliore comunicazione tra gli emisferi cerebrali. Sono stimolazioni che si basano su un processo neurofisiologico naturale, simile a quello che avviene nel sonno REM, fase del sonno in cui si sogna e si riorganizzano i ricordi. Dopo l’EMDR il paziente ricorda ancora l’evento, ma sente che tutto ciò fa parte del passato, i pensieri intrusivi si affievoliscono o spariscono, le emozioni e sensazioni fisiche si riducono di intensità.

 

In seguito a una psicoterapia con EMDR, il soggetto rafforza gli aspetti della sua autostima, è più centrato sul qui ed ora e sul senso del sé, ha più fiducia nelle sue capacità e nel suo valore come persona. Gli eventi traumatici perdono così l’iniziale impatto emotivo per venire trasformati in una risorsa positiva.

Dopo un trauma o uno stress grave, con la terapia EMDR si acquista la consapevolezza che ciò che è successo non si può cambiare, ma il ricordo può essere trasformato, liberando risorse preziose per la guarigione e il benessere dell’individuo e della comunità.

Riferimenti:

EMDR Europe https://emdr-europe.org

EMDR Italia https://emdr.it

EMDR Therapy

I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono manifestazioni psicopatologiche che riguardano direttamente l’alimentazione, il rapporto del singolo con il cibo, la percezione del proprio corpo e influenzano le relazioni affettive e sociali.

 

Tradizionalmente insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile, ma nell’ultimo decennio si è vista l’estensione all’età prescolare e in aumento nel sesso maschile.

I DCA più noti sono l’Anoressia Nervosa (da non confondersi con la semplice definizione “anoressia”, che indica la sola perdita di appetito) la Bulimia Nervosa, e il Binge Eating Disorder (Disturbo da Alimentazione Incontrollata).

 

Esistono molti disturbi diversi e complessi che hanno però un unico filo conduttore: conferire più o meno inconsapevolmente un valore affettivo al cibo, per cui il nutrirsi in un determinato modo, o al contrario il non nutrirsi, assume nel tempo un ruolo compensatorio rispetto a vuoti affettivi e a una profonda insicurezza nei confronti di se stessi. I disturbi alimentari sono il risultato di una serie di fattori interni ed esterni alla persona, di tipo biologico, culturale, di personalità e relazionale.

 

Una caratteristica quasi sempre presente in chi soffre di un disturbo alimentare è l’alterazione della propria immagine corporea che può giungere a configurarsi in un vero e proprio disturbo. La percezione che la persona ha del proprio aspetto, ovvero il modo in cui nella sua mente si è formata l’idea del suo corpo e delle sue forme, sembra influenzare la sua vita più della propria immagine reale.

 

Il rapporto compensatorio con il cibo ha a che fare con una profonda disistima nei confronti di se stessi e di sfiducia nei confronti degli altri.

Inoltre è molto ricorrente la tendenza ad avere pensieri ossessivi legati al cibo, alla magrezza, al controllo su di sé che si trasformano in comportamenti ripetuti, dai quali si diventa dipendenti. Spesso questo accade in totale solitudine, per cui chi ne soffre rischia di isolarsi dagli altri e di sentirsi sempre più estraneo nelle relazioni. Per affrontare i disturbi alimentari il primo passo è riconoscere di avere un problema, poi per uscirne è importante chiedere aiuto.

 

ANORESSIA NERVOSA

Ciò che contraddistingue l'anoressia nervosa è il rifiuto del cibo da parte di chi ne soffre e la paura ossessiva di ingrassare, con la conseguente perdita di peso incontrollata, che può portare ad amenorrea e altre patologie.

 

BULIMIA NERVOSA

Una persona affetta da bulimia nervosa è contraddistinta da continua fame e dall’impulso a mangiare senza limiti. Di contro, spesso si provoca il vomito dopo aver mangiato, utilizza dei lassativi, digiuna e pratica intensa attività fisica, risultando in una fisicità normale.

 

DISTURBO DA ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA (BINGE EATING)

Detto anche BED, acronimo della definizione inglese Binge Eating Disorder, è un disturbo del comportamento alimentare che presenta molte caratteristiche analoghe alla bulimia nervosa, con episodi di abbuffate tipici, senza però mostrare i comportamenti compensatori tipici di quest'ultima, quali vomito, abuso di lassativi o diuretici o digiuno.

 

Negli ultimi anni sono stati osservati altri rilevanti disturbi che sono legati al tipo di comportamento patologico che si ha con il cibo.

 

ORTORESSIA

Ortoressia significa esagerata attenzione per la qualità del cibo. Caratterizzata anche da una dipendenza dall’attività sportiva, l’ortoressia è un disturbo che consiste nella ricerca ossessiva di cibo sano e nella rinuncia rigida di quello che non lo è. Chi ne soffre, al fine di evitare cibi ritenuti dannosi per la salute, sviluppa il bisogno di conoscere ogni singolo ingrediente contenuto negli alimenti.

 

BIGORESSIA

Anche conosciuta come anoressia riversa, dismorfia muscolare o vigoressia, la bigoressia è caratterizzata da una forte dispercezione corporea opposta a quella che caratterizza l’anoressia nervosa. Chi soffre di bigoressia è afflitto dalla continua e ossessiva preoccupazione per quanto riguarda la propria massa muscolare, abusa di esercizio fisico, diete iperproteiche e anabolizzanti, per scongiurare la convinzione di apparire piccolo, esile, inadeguato.

Eating Disorders

Mindfulness è il processo psicologico di portare intenzionalmente la propria attenzione alle esperienze che si verificano nel momento presente senza giudizio, che si sviluppa attraverso la pratica della meditazione e altre pratiche. Mindfulness viene spesso applicata nell'approccio della psicoterapia della Gestalt.

La Mindfulness è un’attitudine umana universale: è l’intenzionale, non giudicante, modalità di essere attenti, con la mente e con il cuore, al dispiegarsi dell’esperienza, nel momento presente. In tal modo una persona può interrompere i propri abituali automatismi di reazione. Si tratta di imparare a schiacciare il tasto “pausa”, per evitare di continuare a mettere in atto reazioni comportamentali inadeguate o rappresentazioni del sé non autentiche: questo è un passaggio cruciale per recuperare il benessere psicologico e l’integrazione mente-corpo.

 

La Mindfulness riguarda l’essere consapevoli di dove sono la propria mente e il proprio corpo, momento dopo momento, con accettazione non giudicante.

 

Mindfulness è la traduzione inglese del termine Sati dal Pali, la lingua usata dalla psicologia buddhista già 2500 anni fa: l’insegnamento legato alla parola Sati rimanda a stati di consapevolezza e di compassione che implicano l’intenzione di (ri)orientare costantemente la propria presenza nell’esperienza che si sta dispiegando, al fine di essere pienamente ricettivi e non categorizzanti.

 

La Mindfulness è un modo di mantenersi in piena ed accogliente attenzione verso l’esperienza che sta accadendo (qui ed ora), momento dopo momento: questo sostiene una modalità consapevole di stare con se stessi, cioè con il proprio corpo, con il proprio cuore e la propria mente, e, al medesimo tempo, un modo di relazionarsi alle altre persone.

Mindfulness

Il termine Empowerment connota il processo di riconquista della consapevolezza di sé, delle proprie potenzialità e del proprio agire.

È una sorta di potenziamento, una presa di potere e accrescimento del potenziale personale.

 

Essere (self)-Empowered ti permette di essere l'autore della tua vita, di essere al centro delle tue scelte e di vivere con un senso di competenza personale e fiducia nelle tue capacità. Ciò non è in senso assoluto, ma in relazione a esperienze o contesti di vita specifici. Va da sé che l’Empowerment in una zona influenza positivamente anche il modo in cui viviamo le altre.

 

Cosa determina il self-Empowerment?

La prima dimensione da considerare è il senso di competenza che consente ai soggetti di sentirsi qualificati, di sentirsi capaci o adeguati e di essere in grado di agire in modo appropriato quando affrontano contesti diversi.

Ciò è associato all'attribuzione interna di cause-effetti, per la quale la responsabilità di ciò che accade è proprietà di noi stessi e rimuove la sensazione di essere in balia di fattori esterni. Chiaramente, riacquistare la sensazione di essere il padrone del proprio destino aumenta il senso di competenza, fiducia in se stessi e controllo.

Il pensiero positivo e la focalizzazione su opportunità, risorse e potenziale piuttosto che su carenze e fallimenti, consentono di aumentare l'energia, sviluppare una visione in termini di successo e possibilità e identificare i margini di miglioramento e cambiamento. Questo va di pari passo con un maggiore senso di fiducia in se stessi, speranza e determinazione. Il pensiero negativo, d'altra parte, crea un senso di impotenza e stallo.

 

Esistono molti contesti in cui il self-Empowerment può fare la differenza.

Sul posto di lavoro, l'acquisizione della consapevolezza delle proprie risorse e la definizione degli obiettivi da raggiungere diventano fondamentali per lavorare in modo soddisfacente e in alcuni casi per ottenere il tanto desiderato salto di carriera.

Un percorso strutturato di self-Empowerment in diversi contesti ti consente di sviluppare la consapevolezza di te stesso e delle tue risorse, sfruttandole al massimo potenziale, avendo fiducia in se stessi, motivazione, una visione positiva e un maggiore senso di controllo e autodeterminazione, necessari per essere in grado di gestire anche i fallimenti, rendendoli ulteriori opportunità di crescita.

 

Esistono diversi approcci per realizzare il tuo self-Empowerment. Con l'obiettivo di affrontare e risolvere i problemi specifici attraverso la valorizzazione delle risorse personali, io utilizzo una combinazione di strategie comportamentali ed EMDR applicando la visione olistica dell'approccio Gestalt.

EMDR (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing) migliora le prestazioni perché consente di identificare e rielaborare le situazioni critiche che ne ostacolano le prestazioni.

 

Il self-Empowerment è un percorso di crescita che ti consente di soddisfare il tuo desiderio di miglioramento e di sperimentare motivazione e benessere psichico. Ovviamente, non dobbiamo dimenticare la dimensione collettiva e sociale in cui l’Empowerment è sperimentato e rafforzato da risultati positivi.

Empowerment

La Psicobiotica è la scienza che studia la connessione tra il nostro intestino e il nostro cervello e come il microbiota intestinale influenza il nostro umore e la salute mentale.

Il collegamento intestino-cervello.

Oggi, grazie soprattutto alle numerose evidenze scientifiche pubblicate, sappiamo che l’intestino è un organo di fondamentale importanza nel mantenimento dello stato di salute e del benessere, in particolare quello psichico. Non a caso è anche chiamato “secondo cervello”.

È in grado di comunicare perfettamente con il cervello superiore attraverso un complesso e articolato sistema di comunicazione bidirezionale, che coinvolge vie neurali, endocrine, immunologiche e metaboliche. Regista di queste comunicazioni, stando a numerose ricerche, è proprio il microbiota intestinale.

 

I ricercatori dell’Università di Cork diretti dal neuroscienziato Prof. Timothy Dinan hanno infatti dato l’avvio a una nuova branca della medicina moderna: la psicobiotica che ha come oggetto di studio il rapporto tra il microbiota e la nostra salute mentale, da cui deriva la possibilità di utilizzare un’integrazione probiotica mirata con specifici ceppi batterici probiotici per migliorare le funzioni cognitive, ridurre i livelli di stress e di ansia, migliorare il tono dell’umore e modulare le alterazioni del ritmo sonno-veglia.

 

Le ricerche sul ruolo del microbiota sui comportamenti umani, in particolare sull’ansia, sulle paure, sullo stress e in generale sulla salute mentale, stanno aprendo nuove opportunità terapeutiche da integrare con le cure attualmente disponibili.

 

L'approccio terapeutico psicobiotico richiede la collaborazione tra lo psicologo, che rileva possibili segni di squilibri del microbiota dall'analisi del paziente e dalle abitudini dichiarate, e un biologo nutrizionista e/o un gastroenterologo.

Riferimenti:

http://psychobiotic-revolution.com

http://psychobiotic-revolution.com/blog

Psychobiotics Therapy
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